Oh, pesantezza d’animo!
Quieto viver di tempesta,
in mare lucido, di suoni calmo!
Sonno senz’alcuna coscienza,
mosso da nere, scure, mordaci acque!
T’aggiri inquieta, tristemente cupa
tra neri fiati spezzati, nell’erto notturno
Animo lento e roco, di ciglia un battito fugace,
figure sconnesse e scabre; fiato restio e mendace
E ora ti dico…
Prendi tutto di questo, e di tutto sii niente
ti offro ogni cosa, prendi i miei sogni nel mentre…
Quindi, t’imploro, conquista tutte le dita mie
e poi quest’affanno e il sospiro, l’inquieto rumore
Afferra, dilania, strazia i ricordi, le chiare fobie
infine divora, sputa e striglia il nero rancore!
Ebbene, hai vinto, l’abisso s’ingrossa di nuovo
Prendi tutto! Tra i miei occhi sfibrati e il raschiato capo coevo
Lo hai meritato, questo corpo stanco e stordito
così come il domani, ebbene ora hai tutto domato
Pesantezza d’animo, lascia sol ch’io dorma nebbioso,
sognando altri lidi, un altro mio ostile tifone piovoso.
Chiedo scusa a tutti per questo mio esperimento. Di solito non scrivo poesie di questo tipo; è più probabile che, di getto, crei forme poetiche e prosa poetica. Questo è stato, quindi, un esperimento. Spero, nonostante la forma scarna e non paragonabile assolutamente a una poesia vera e propria, di avere trasmesso ciò che provo in questo momento. Sono cosciente di essere lacunoso in maniera, ma non importa: ora sto molto meglio, ed è tutto ciò che serve.