Le mille lune che ci separano l’uno dall’altro

Le mille lune che ci separano l’uno dall’altro

Al limitare tra la fantasia e il sogno, io prospero.

Io stesso sono silenzio, eppure talmente profondo da squarciare il tessuto dei miei pensieri. Il sogno, al di là del mio sguardo, è il Mondo – talmente ampio e sgombro da fare paura.

Un animo sensibile sopporta il peso dell’eternità. Immerso nella luce perenne dell’alba, o nel rosso del crepuscolo, esso continua a brillare d’interminabile luce.

Ciò che afferro, istante dopo istante, avvolge totalmente il mio corpo; si rifà a un silenzio glaciale, nel posto al di là della morte e della vita, oltre la materia e il pensiero.

Tutto è una bozza di eternità, un vivace guizzo al limitare della porta di casa: la mia vita è una frenesia di sapori, colori ed emozioni. Infinite cellule e stimoli elettrici compongono il passo lento del mio respiro, lo accompagnano verso la danza finale, intrisa nel vasto senso di stupore e meraviglia.

Gli uccelli, in cielo, aprono le loro ali per restare sospesi tra terra ed infinito. Gli steli d’erba tentano di raggiungere le stelle, e il cielo.

Essere come uno stelo d’erba, maestoso e imponente di fronte al suo Universo, è ciò a cui dovremmo aspirare.

Ma io…

Vorrei essere tutto, e di tutto vorrei scriverne.

Mi piacerebbe esprimere tutto l’eterno senso di disfatta e di gioia che, insieme, io mi porto dentro. Così glorioso, vasto ed eterno, ciò che vedo – un mare e un cielo di solitaria bellezza è ciò in cui galleggio, da solo.

Dimmi, amore della mia vita: quanto sarebbe bello e stupendo convogliare tutto questo infinito? In che modo, realmente, sarebbe magico dimostrarsi per quello che si è realmente?

Come vorrei potertelo trasmettere, se non lo conosci ancora.

Dimmi: quanto è pesante ciò che ci sembra Eternità?

Buchi neri, eterni e possenti, al di là delle nuvole. Tessuto di stelle, in questo enorme e infinitamente piccolo. Siamo spazio esattamente come le vorticose stelle che roteano su loro stesse; quando l’essere umano riuscirà a comprendere la natura del Cosmo, l’ordine e il disordine universale?

Sprazzi di infinito, in ogni respiro: è ciò che siamo. Erba e sabbia, stelle e nero oscuro; noi siamo esattamente ciò che respiriamo, sogni e fantasie nella notte più scura e nel giorno più freddo del mondo.

Viandante che leggi queste righe: non capirai di sicuro l’eternità del mio Cosmo, profondo e irreale, così come io non potrò mai saperne del Tuo.

Sei silenzioso quanto me, eppure non lo sai. Non conosci ancora quanto tutto sia vasto, mutabile ed immutabile al contempo. Tu non ne conosci, infatti, i contrasti più puri. Non concepisci ciò che è oltre la sporcizia e la cortina del fumo d’un mondo a noi effettivamente alieno, auto – imposto a causa della nostra natura.

Bellezza eterna, storia dell’Uomo – immersa nel buio d’un Cosmo che ci creò per capirsi e per prevenire la propria morte. Così glorioso, incastrato nello spazio che a nostri occhi appare eterno. Siamo arte e sapienza, nel nostro piccolo pensiero.

Così, come ciò che successe nel nostro passato, ciò che vediamo è la illusione sublime. La porta dell’Eternità è dappertutto, sebbene l’Universo voglia farci credere il contrario.

La Grandezza distrugge i Pensieri

E, nel caso che non lo sapessi, tutto questo fa male. Dilanierebbe l’anima e il cuore scoprire tutto ciò, anche solo intuirlo; e tutti i giorni parrebbero accorciarsi, di continuo, ancora, e ancora, e ancora. Quando si inizierebbe anche solo ad intravedere l’enorme forza pulsante di tutto, nel momento in cui ci si rendesse veramente conto di tutta la magnificenza, allora sì che la nostra mente vibrerebbe e risuonerebbe dell’essenza del Cosmo.

Talmente potente, come un’onda che distrugge una scogliera.

L’ignoranza non è un dono, ma la conseguenza naturale della nostra natura. E’ tutto ciò che ci protegge dall’abisso del Cosmo – è la valvola di sicurezza da togliere nel momento in cui saremo veramente pronti a compiere la nostra evoluzione.

Tuttavia, “Strano” – “Distante” – “Freddo” – “Matto”: quando la gente capirà veramente l’essenza del Cosmo e il suo progetto? Non siamo né fratelli né consanguinei: noi siamo tutto.

“Dio” – “Architetto” – “Divino” – maschere che portiamo appresso, concezioni nozionistiche del Tutto. Ma il Cosmo non ha nome, poiché ne ha tanti; non ha una coscienza, poiché ne ha tante; non ha un messaggio scritto, poiché ne ha tanti; noi non abbiamo uno scopo, poiché ne abbiamo tanti.

E la grandezza più importante del Mondo è che tutto questo non importa! Sappilo – ora te lo confiderò – non è necessario saperlo.

La grandezza del Mondo è ciò che ti fa togliere il respiro anche in una grigia giornata di smog, l’Eterno limitare sui pensieri che dilaniano il cuore.

La sua potenza è ciò che fa guardare al di là del visibile, fondendo i propri pensieri con la realtà, plasmando tutto ciò che sei. E’, infatti, quello che ti permette di commuoverti per un’alba; per una opera d’arte; per una parola detta da un amico. La singolarità dell’esistenza è ciò che ti rende in grado di piangere per il dolore; per imparare dai propri errori; per scoprirti ciò che sei.

Le nostre memorie e le speranze del nostro essere sono uno dei regali più puri a cui possiamo aspirare. Il verde del nostro pianeta e il profumo fragrante dei fiori sono una oasi da un Cosmo irrequieto, violento, che reclama con fare prepotente una pace che neppure noi potremo mai dargli.

E, quindi, uscire e piangere per uno stelo d’erba, che tende verso l’Infinito, è l’unica cosa che conta. E’ tutto ciò che il Cosmo ci dedica, nelle notti stellate e grigie, nei giorni assolati e freddi, o nel respiro affannoso dell’estate. Noi, devi saperlo – devi capirlo – siamo tutto, da pensiero a spazio profondo.

Come vorrei fartelo capire. Conoscerlo non significa capirlo appieno – ne so a malapena qualcosa anche io.

Ma quanto vorrei che tu, dopo avere letto queste righe che ti appaiono sconnesse, mi possa scrivere, a tua volta, del tuo Cosmo. Come vorrei riuscire a scalfire i tuoi pensieri, facendo penetrare tutta questa incredibile grandezza in te.

Quanto vorrei tu fossi parte del mio mondo, accompagnandomi nella danza del pianeta, osservando le aurore e i giorni di pioggia. Gradirei sognare con te del Cosmo, appoggiarmi ai tuoi pensieri e capire se anche tu la pensi così.

Se tu esistessi, te lo dico chiaro e tondo, senza giri di parole…

Amore mio, viaggeremmo nello spazio, nel tempo e sul nostro Pianeta, tra sogno e realtà, in una esistenza che racchiude il Tutto, e scopriremo che alla fine di esso non ci sbagliavamo.

Sapremmo di posti lontani e vicini, oltre le nuvole e gli oceani. Ma, tuttavia, capiremmo di essere rimasti nello stesso luogo, e contemporaneamente al di là delle mille lune che ci separano.

Non credi che sarebbe un bel modo di vivere, un altro senso da aggiungere alle nostre mille percezioni? Suoneremmo tutte le musiche, più alte e più basse, per raggiungere la percezione più completa possibile di tutto.

Capiremmo che le galassie sono uguali ai nostri pensieri, e che il silenzio null’altro è che assordante caos ghiacciato.

Lo sapremmo molto bene – tutto è uno, e qualsiasi cosa è connessa all’Idea del tutto stessa. Qualsiasi animale, foglia o pianta farebbe parte di noi, come già sta succedendo; ogni ricordo che abbiamo si fonderebbe nei nostri sogni a spirale, e tutte le parole che abbiamo detto, che stiamo dicendo o che vorremmo dire non sarebbero altro che assordante caos infuocato e ghiacciato, allo stesso tempo, in un dualismo cosmico che solo apparentemente non ci rappresenta.

Ci commuoveremmo davanti a un piccolo asino che bruca l’erba, e sorrideremmo, ma piangendo, davanti ad’ogni sprazzo d’eternità che continua ad investirci, ad ogni alba e tramonto, fino a che potremmo farlo.

Amore mio, quanto vorrei tu esistessi veramente – profonda come l’Alba, silenziosa come uno stelo d’Erba, glaciale come lo Spazio profondo e vibrante come il Sole. Andremmo dappertutto, come già stiamo facendo; ma lo faremo insieme, e ti toglierei metà di questo straziante peso d’Infinito dalle tue stanche spalle.

Lo conosco bene, il peso che senti su di te. So di tutte le notti insonni pensando alla bellezza, alle tue emozioni indefinite, e alle tue paure d’impazzire nella profonda eternità in cui stiamo sprofondando lentamente: io ti conosco meglio di te stessa.

Le conosco quanto te, le storie mai dette e solo abbozzate; il rumore della pioggia; le voci nelle notti senza luna e le danze degli uccelli nel cielo, questa meraviglia alla soglia dell’eternità che ti toglie il fiato e ti fa balbettare di fronte a tutto.

Io non ti sto cercando, poiché ciò che sto provando supera qualsiasi costrutto imposto dalla bellissima sporcizia di questo mondo. Ma, te lo dico onestamente…

Se solo tu esistessi, tra le mille lune che ci separano l’uno dall’altro…

Se solo proprio questo fosse possibile…

Alessandro

Ingabbiato nella quotidianità e nello straordinario, mischiato tra il rosso del tramonto e la pesantezza dorata dell'alba. Sono autore autodidatta. Mi sento espressivo, solitario e al, contempo, immerso nel tutto, Sono alla ricerca di mille luci e altrettante ombre.
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