C’è talmente tanta bellezza, al mondo, da offuscare persino i propri sogni.
Malinconica, fugace ed eterna, essa vive di contrasti.
Nella notte più scura e nel buio più puro, connessi da un intercapedine che pulsa nel cuore del mondo – essa è la bellezza, irreprensibile riflesso nello sguardo che riflette i crepuscolari tramonti e le rilucenti albe.
La natura dell’uomo, intercambiabile e al di là di ogni sospetto, vive su questa bellezza. Nel terrore più scuro, v’è la bellezza a posteriori di esistere, di respirare; nella silente meditazione, invece, v’è una immutabile consapevolezza di morte.
Tutto è talmente così bello. Un fiore mai colto e osservato da lontano; un moscerino che vola nell’aria pura di maggio, e un altro pensiero che giace in fondo a fresche e dolci acque cristalline.
Ricerco la luce e questa bellezza in ogni sguardo. Quando non la trovo, il panico mi assale. Tutto è connesso, e il mio valore d’uomo s’annulla sulla siepe dell’infinito e dei contrasti.
Un altro canto continuo, un altro brivido di pomeriggio.
Per tutta questa bellezza, non concepisco chi non parteggia. Non comprendo sempre e solo l’odio dell’uomo.
Tutto ciò che è nemico della luce, ogni cosa che ingloba nel buio delle profondità dell’uomo, essa è l’unica cosa che non reca bellezza nel mondo.
Il lupo caccia la preda per sfamare, e con essa si tinge di vita egli stesso, nell’equilibrio della foresta. Il salmone risale la corrente, e genera nuova vita, con la sua stessa morte.
L’orso sbrana il cucciolo di foca, sulla banchina polare d’un mondo a loro sconosciuto – e con essi vivono il pianeta, tra vita e morte, immersi nella luce e nel buio.
Ma il totalitarismo dell’uomo non ha bellezza. Non conosce compassione. Esso non giace nell’immutabile valore che la vita ha, sconosciuto ed enorme agli occhi dell’Universo stesso.
Violenza non è il lupo che caccia – è l’uomo che uccide. Senza bellezza, distorce il suo spazio e il suo tempo. Nella distorta sensibilità egli pensa d’esser lupo, ma è solo una creatura informe, figlia di sentimenti scuri e di recessi d’un mondo che non esiste.
Fascismi, totalitarismi, nazionalismi esasperanti, di popoli e di persone; tutto ciò è l’unica cosa che non ha bellezza. Dal disagio nasce violenza, poiché l’uomo non comprende così tanta bellezza a questo pianeta – solitamente, egli non rassicura il suo animo, ma solamente le sue emozioni.
C’è talmente tanto da vedere, da fare, da parlare. Una immensità di spazio e tempo giace tra noi e i nostri pensieri, attraversa il cielo e piomba nei recessi di Tutto. Respiri mai compiuti, pensieri persi nel vuoto. Così tanto da parlare, un Universo intero da esprimere; brividi, sorrisi, luce e ombre.
Ricercando la luce, connettendo tutti i punti della realtà, è veramente impensabile tutto questo.
Io non capisco come sia possibile. Non mi rendo conto, in tutto questo splendido mondo, per quale motivo non lo capiamo.
Il mondo è bellissimo, se lo si osserva come un fiore nato sul ciglio della strada. Il mondo è spaventoso, se lo si guarda dal basso verso l’alto. Il mondo è eterno ed enorme, se lo si guarda dall’alto verso il basso.
Ma il mondo è pericoloso, se lo si guarda con occhi ribollenti di sangue, odio, fascismo interno. Proprio questo, esattamente questo, la cloaca più infettante degli esseri umani, il male supremo, è proprio questo. Totalitarismo imperante, nell’anima e nei pensieri; totalitarismo dormiente, nel corpo e nelle emozioni.
Solo in questo, esattamente in questo, non v’è bellezza alcuna. Non vi potrà mai essere. Esso porta via tutto, come un fiume di fango. Distrugge il fiore e, con egli, tutto il mondo.
