Il Filosofo

Il Filosofo

Dalle vette e dalle alture del mondo, il suo pensiero s’incespicava verso le vallate, fin oltre al mare. Lui pensava, e ripensava; e nella sua mente, nella confusione del caos, egli sostava un secondo. Poi ripartiva, verso altri momenti, ulteriori sensazioni.
Era come se il mondo stesso fosse sua dimora; pareva quasi che il suo pensiero trascendesse tutto il suo essere. Volava alto, mentre i concetti restavano impressi dall’inchiostro del calamaio.

Scriveva, e poi riscriveva incessantemente. Il nero pesante dell’inchiostro solcava il mare bianco dei pensieri inespressi.
E pensava, velocemente. Credeva che Dio fosse uno, ma immanente e trascendente al tempo stesso. Un sasso poteva essere al tempo stesso Dio e non esserlo. E, nel silenzio della sua creazione, come un demiurgo esperto, ripensava all’essenza delle cose, al ritmo della musica della creazione.

Credeva che tutto fosse un noumeno, e che si potesse quindi studiare solo ciò che si è. Oppure no? In un secondo tutte le sue certezze crollarono, come ritmate da un concerto. Ebbe un crollo, una crisi. I pianeti s’abbassarono, e la forza di gravità non ebbe più valore. Le galassie e le montagne si sgretolarono come sabbia al sole, mentre il ghiaccio si ruppe come vetro nel buio.
Nella danza dei suoi pensieri, il filosofo aprì gli occhi e si fece una unica domanda. Si chiese chi fosse, e se esistesse davvero. Non ebbe più certezza alcuna; e l’Universo si contorse, e solo il suo sguardo rimase incastrato nel momento.

Respirò forte, sudando. Pensava di essere morte, ma non sapeva se la morte era effettivamente nulla, o se esistesse davvero.
Come fa ad esistere? Perché il suono dell’orchestra era così forte? E se non esiste? E le infinite possibilità? E nella scatola, era vivo o morto? E la forza della creazione? Perché? Com’è?

Respirò forte, profondamente forte, incredibilmente forte. L’orchestra si attenuò. Sentì un profumo.
“E’ pronta la torta”, disse la moglie del filosofo. Smarrito e impaurito, sudato e stremato, in quel momento non sentì più l’orchestra nella sua testa. Non pensò più ai pianeti o alle montagne. Non ebbe più pensieri.
Il filosofo, in quel momento, osservò la torta. E, profondamente, pianse.

Alessandro

Ingabbiato nella quotidianità e nello straordinario, mischiato tra il rosso del tramonto e la pesantezza dorata dell'alba. Sono autore autodidatta. Mi sento espressivo, solitario e al, contempo, immerso nel tutto, Sono alla ricerca di mille luci e altrettante ombre.
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