La rana e la volpe

La rana e la volpe


Piccola storia breve (dicembre 2017)

Mimi viveva in un ruscello. Non era un grosso ruscello, ma uno di quei torrenti che restano in secca in estate e strabordano di impetuosa potenza nel cuore dell’autunno.
Quando la pioggia arrivava, Mimi iniziava a gracidare sotto il grigio del cielo. Nel momento in cui le piene sussurravano rumori che le parevano simili a enormi cascate, la piccola ranocchia osservava impotente scorrere sotto la giovane quercia l’acqua grigia e fangosa, immaginandosi quasi istintivamente i momenti di secca e di pacifica quiete dell’estate.
Mimi ne rimaneva stupita, ogni volta. Tutto era grigio, esattamente come il cielo da cui scendeva l’acqua che lei amava tanto; istintivamente si sarebbe ricordata di quella visione, si disse, “per quando il cielo sarà azzurro e l’acqua mancherà. Questo per me sarà molto importante.”

La piccola rana avrebbe voluto che tornasse la bella stagione.

Un giorno i mandorli in fiore lasciarono posto alle immense distese di verde. Mimi ne rimase stupita. Tutto era verde, esattamente come lei, e lo sapeva dato che si era già specchiata più volte nell’acqua caduta nelle pacifiche giornate grigie; si disse che, qualunque cosa fosse successa, si sarebbe ricordata istintivamente di quella florida visione. Immense coltri lussureggianti di rami e d’erba danzarono all’unisono, sotto al limpido cielo di primavera spazzato dai primi Zefiri che volarono alti nel cielo, e si scordò totalmente delle piene della grigia stagione perché, si disse, “ora non ne ho bisogno: tutto è verde. Ricorderò questo momento dato che il mio cuore è finalmente aperto e calmo”.

I giorni passarono e, dimenticando tutto nell’oblio per vivere nel presente, aveva istintivamente sentore di avere scordato qualcosa di importante.
La piccola rana avrebbe voluto che tornasse la stagione secca. Forse, in quel momento, se lo sarebbe ricordato?

Un giorno Mimi sentì molto caldo. Arrivò la stagione dell’estate, dove anche muoversi si rivelò una impresa. Andò a bere al ruscello, ma lo trovò in secca. Si recò quindi alla sua pozzanghera preferita, ma la trovò senza alcuna goccia d’acqua. Triste e sconsolata, si scordò dei mandorli verdi e del momento in cui il suo cuore si sentì calmo. Provò paura e sprofondò nel buio abisso delle preoccupazioni per il suo futuro, ma si ricordò tuttavia di quando la stagione della pioggia portò abbondanza di acqua. Come aveva fatto a scordarselo?

La piccola rana desiderò intensamente il ritorno della stagione delle piogge. La stessa stagione che dimenticò, tanto tempo fa.

I giorni passarono e Mimi riuscì a sopravvivere. Venne l’autunno, che inondò di un rosso intenso e acceso tutta la valle. Mimi ne rimase estasiata, ma si rese conto di essersi scordata qualcos’altro di importante. Cercava sé stessa, di nuovo e di nuovo, ma tutti i suoi buoni propositi puntualmente sparirono di fronte alla meraviglia del presente.

Saltando tra la coltre delle foglie morte, Mimi non riuscì a capire cosa potesse essersi dimenticata.
Crucciata, incontrò quindi una volpe che normalmente era solita stare lontano da quella zona. I due si fissarono.

La volpe osservò Mimi e, accucciata, non mosse un passo.

Mimi osservò la volpe e, inizialmente impaurita, non mosse un passo.

“Anche tu hai dimenticato qualcosa?” chiese la rana.

“Ho dimenticato di avere dimenticato e di avere recuperato qualcosa, credo” rispose la volpe. “Ma tu sei una rana. Le rane di solito aspettano la stagione delle piogge, gracidano con esse. Poi in primavera osservano i mandorli fioriti e si beano sulle rive del fiume a osservare le foglie trascinate nello Zefiro del cielo. Poi si scordano di quelle immense coltri di verde e attendono l’arrivo dell’autunno al crepuscolo dell’estate, tormentandosi perché non v’è acqua. Ti sei scordato di essere una rana?”

Mimi si stupì e il suo cuore pianse di qualcosa di là della gioia e della tristezza. Era qualcosa di diverso. Si ricordò della sua natura, nella sua forma più pura e profonda.

“Sì. Sono una rana. Ma non so ancora cosa giace al limitare dell’inverno. Ho scordato cos’ero, eppure non sono ancora tutto, dato che non ho ancora raggiunto la stagione delle nevi. Ho visto la neve soltanto da qua, verso le montagne. Mi piacerebbe vederla, per capire esattamente chi sono. Ti ringrazio! Come posso mai aiutarti? Farò di tutto per te! Tu sei stato come il vento di primavera, come l’acqua delle piogge e come il calore dell’arsura. Sei stato tutto ciò che mi serviva per essere di nuovo Uno!”

La volpe sorrise. “Io ti ho aiutato. Mi sai dire chi sono? Io non lo so più.”

Mimi ci pensò su per qualche secondo e gracidò in risposta. “Tu sei una volpe”, disse lei. “Semplicemente una volpe.”

La volpe rivolse il suo sguardo verso il terreno. La sua coda si mosse e un vento gelido accarezzò la sua pelliccia. Mimi sentì freddo, e capì che l’inverno infine giunse. Ma non aveva ancora visto la neve.

Accettò il suo futuro, per la prima volta, in cuor suo. Sarebbe vissuta da rana e, nell’unione del tutto e della sua vera natura, sarebbe morta felice come essa.

“Tu sei una volpe!” urlò Mimi. “Tu le rane come me le mangi!”

“Esatto!” disse lei. “Grazie! Mi ero dimenticato che devo mangiarti, in quanto volpe!”, urlò.


Questa era la storia di Mimi. Non importa quanto ci struggiamo a trovare la nostra vera natura o ad affidarci ai nostri sogni. Non importa quanto dimentichiamo, cadiamo, lottiamo, ci rialziamo. Non importa quanti errori commettiamo o quanta simpatia ispiriamo al prossimo. La ricerca della nostra vera natura è il culmine di tutto, a discapito di tutto il resto. Se qualcuno non vuole perire in questa ricerca, ha che da non perire. Mimi poteva mentire, poteva dire alla volpe che non era una volpe, o che era una volpe che non mangiava le rane. Tuttavia, secondo la sua natura, ha scelto di morire in quanto tale. Era la sua massima ambizione, e si è consumata. Non è né da giudicare bene, né da giudicare male. Era semplicemente così.

Il presente, poi, non è una ricerca affannosa dell’istante che viviamo, ma un semplice respiro che deve entrare a fondo nella propria forma, diventando parte di essi. E’ inutile crucciarsi per cose importanti che non ci ricordiamo. Eventualmente, prima o poi, sul cammino incontreremo di nuovo quelle sensazioni, senza ossessionarcisi troppo. Mimi sentiva tristezza per non ricordarsi del presente passato, ma questo non ha fatto altro che crucciarla.

C’è posto per tutti, in questo mondo, volenti o nolenti. Sia per i malfattori e per le brave persone. Sarà l’ordine a ristabilire le cose, quello della natura degli esseri umani, se essi si rendono conto di doverla finalmente cercare, cosa che in questa epoca ben in pochi fanno.
Se gli esseri umani possiedono la natura delle leggi, sarà la loro natura ad ordinare pene per i malfattori. Se gli esseri umani possiedono la natura dei malfattori, sarà la loro natura ad ordinare pene per la buona gente.

C’è posto per rane e volpi. Mimi fu una rana. Accettò la sua natura, fino in fondo, senza aver mai visto la neve, che stava per giungere a un passo da lei.

Fonti fotografiche
Foto della secca https://meenas17.com
Foto Mandorli in fiore di Luciano Dionisi – (via http://www.giulianovanews.it )
Altre immagini: autori non accreditati
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Alessandro

Ingabbiato nella quotidianità e nello straordinario, mischiato tra il rosso del tramonto e la pesantezza dorata dell'alba. Sono autore autodidatta. Mi sento espressivo, solitario e al, contempo, immerso nel tutto, Sono alla ricerca di mille luci e altrettante ombre.
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